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MARŠ MIRA

Questa pagina è stata costruita di comune accordo da Sergio Costanzo e Stefano Landucci al fine di fornire sufficienti informazioni relative alla MARŠ MIRA, letteralmente Marcia della Pace e al nostro desiderio di prendervi parte nel luglio del 2025.

La pagina tenta anche di colmare la difficoltà di reperire informazioni dal SITO UFFICIALE (è in serbo-croato) o da ALTRE PAGINE che purtroppo non sempre sono aggiornate.

Per quanto recente e geograficamente molto vicino, il CONFLITTO e la successiva  DISGREGAZIONE DELLA CONFEDERAZIONE JUGOSLAVA appaiono come processi remoti e ormai dimenticati.

Nel 1992 – 95 si ebbe la fase più cruenta di cui forse si ricorderà l’assedio di Sarajevo, il massacro di Markale e la Strage di Srebrenica.

Nel luglio del 1995 l’esercito di Serbo- Bosniaco invase i territori di Srebrenica.

In migliaia, prevalentemente bosniaci di fede musulmana, tentarono la fuga attraverso boschi e montagne, senza cibo e acqua, percorrendo un cammino di 100 chilometri e sperando di raggiungere una zona di sicurezza.

Durante la marcia, quegli uomini, donne, ragazzi e bambini furono inseguiti, trucidati, violentati e seppelliti in fosse comuni frettolosamente allestite.

Silenti, in piccoli gruppi, animati da mille motivazioni diverse, uomini e donne d’Italia e di altri paesi si mobilitarono in quei giorni, tentando di portare sollievo e contributo alle popolazione devastate dalla guerra.

Partimmo anche io e Stefano. A più riprese.

Luoghi diversi, compiti diversi, tempi e modi diversi, ma stessi occhi di gente disperata piantati nei nostri occhi in modo indelebile.

Di quelle esperienze, tentammo di fare memoria, pubblicando ciò che nel cuore non entrava più, discutendo, narrando, partecipando a incontri e conferenze. Ma se siamo qui a discuterne, il cerchio di quelle esperienze, evidentemente, ancora non si è chiuso.

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PERCHÉ

La MARŠ MIRA è una marcia che ripercorre a ritroso quel percorso di morte e disperazione.

Si svolge dal 2005 ogni anno nella prima decade di luglio.

Chi partecipa, giunge alla fine del percorso al Sacrario di Srebrenica nei pressi di Potocari, dove si svolge un rito di sepoltura delle vittime, le cui spoglie, grazie alle moderne tecnologie basate sui test del DNA, sono state identificate e rese alle famiglie, ammesso che qualcuno, in quelle famiglie, sia sopravvissuto.

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Perché andare.


Per mille motivi più o meno intimi. Ci siamo confrontati ed è emersa una totale sovrapposizione di idee e sentimenti.

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Nonostante, insieme a molti altri, si sia fatto qualcosa, sentiamo di non aver fatto abbastanza.

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Nati nella parte fortunata del mondo, forse ci sentiamo comunque corresponsabili del silenzio e dell’indifferenza generale che permise quegli eccidi.

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Lo percepiamo come un dovere.

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Per non dimenticare e affinché nessuno si permetta di dimenticare.


Le guerre nel mondo sono a centinaia.

Noi abbiamo sulla pelle e nel cuore quella di Bosnia e, quella, ci portiamo dentro.


Parteciperemo a una marcia dove la quasi totalità delle persone sarà musulmana, condivideremo il dolore delle sepolture, parteciperemo ai loro riti nel massimo silenzio e col massimo rispetto.

Questo potrebbe renderci meno simpatici agli occhi di qualcuno.

Come si dice a Pisa, allargando le braccia: pace, fatevene una ragione.

Alla base del nostro agire non esiste nessuna motivazione fideistica, religiosa o politica. Siamo e vogliamo restare distanti da qualsiasi classificazione o tentativo di classificazione.

A parlare sono soltanto Stefano e Sergio.

Non siamo stati noi a scegliere quelli da soccorrere, sono stati quelli che li aggredirono e trucidarono.

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PER CHI VORRA’ PARTECIPARE

Tecnicamente tutto è ancora da definire.
Di fatto si tratterà di percorrere in totale autonomia i circa 85 – 90 chilometri, in tre giorni e in totale autonomia.
Ognuno dovrà essere totalmente indipendente in termini di scorte alimentari e idriche e attrezzature per pernottare nei boschi, anche se nel corso degli anni si sono evolute delle forme di assistenza logistica e sanitaria da parte della popolazione residente.

Il tempo che ci separa da luglio, ci servirà per camminare, sperimentare, pernottare, meditare.

Il teatro del nostro agire sarà la corona dei monti pisani. Lì faticheremo sperando che il fisico ci regga.

Ci teniamo a sottolineare che NON SARA’ UNA GITA E NOI NON SAREMO CAPOGITA DI NESSUNO.

Ovviamente, se qualcuno partirà con noi, sarà compagno di viaggio, ma ognuno dovrà scavare dentro se stesso e capire, nei mesi a venire,

le motivazioni,

le capacità,

le possibilità di riuscita o fallimento.

Aggiorneremo questa pagina man mano che sapremo qualcosa di più.

Per ora, grazie a chi ha avuto la voglia di leggere fino a qui.