Guerra di Bosnia
1994 GUERRA DI BOSNIA
Lavoro al Campo Profughi di Ribniza
Begunski Center Latitudine Nord 45° 44′ 22” Longitudine Est 14° 43′ 45”
Questa è la storia di una missione umanitaria, non specificatamente sanitaria, dove uomini, donne, studenti universitari, si unirono per poter portare un pò di sollievo ai 348 bambini del Campo Profughi Bosniaci di Ribniza, il Begunski Center.
E’ un riflesso di una storia lontana, dimenticata ancor prima di essere passata, quella della guerra di Bosnia, quella delle pulizie etniche, quella delle deportazioni di massa, quella degli stupri per il rafforzamento di una razza superiore…
E’ la storia di bambini ed adulti sradicati dalle loro case, raccolti in una caserma dell’Ex Confederazione Jugoslavia, che dopo la morte del Maresciallo Tito, si avviò verso un processo di disgregazione che culminò con la Guerra Civile.
E’ la storia di bambini ai quali abbiamo portato un sorriso, una speranza e che poi per ubbidire ad una logica di disgregazione razziale, sono stati traslati, dopo due anni di prigionia; in Svezia, in Canada, in America Latina.
A loro, che mai più rivedrò se non in queste foto e nei miei ricordi, è dedicato questo omaggio. A distanza di quasi tre decenni dallo svolgersi dei fatti, sia mai che la rete e la potenza di internet, ci faccia di nuovo incontrare.
Questa è la storia di un lungo viaggio verso un paese in cui era vietato scattare foto
Di un campo Profughi ricavato in una caserma militare
Dove uomini inabili alla guerra e al lavoro e donne anziane, tentano di mantenere vive le loro tradizioni
Dove bimbi cresciuti troppo in fretta, giocano sulle barriere anticarro
Dove gli aiuti delle altre nazioni non arrivano mai, a meno di non assaltare un camion e rubarne il carico
Dove un’armeria può essere trasformata in Luna Park
Dove la spazzatura è un soffice materasso su cui atterrare dopo essersi arrampicati su di un albero
Dove anche una partita di calcio è vissuta come quella della vita e buffi elfi del bosco si incarnano nel più simpatico della compagnia
Dove il saluto militare da vigore, soprattutto se si mangia alla “Mensa Ufficiali”
Dove per sopravvivere e non essere stritolato dai ritmi del nulla, sei costretto a rifugiarti nel bosco, in tenda, ma in pace
Dove grazie al cielo i militari in ritirata non hanno minato gli impianti sportivi che possiamo utilizzare, organizzando gare, premiazioni e inni nazionali
Dove il Bar è una pozzanghera e ognuno porta un’arma
Dove una bambola si smonta, si sveste e poi si decapita………perché anche la guerra in questi bimbi innocenti, è divenuta un gioco
Puoi trovare qui un Report della Missione
Umbria e Marche
1997 TERREMOTO DI UMBRIA E MARCHE
NOCERA UMBRA Latitudine Nord 43° 06′ 53” Longitudine Est 12° 47′ 25”
Questa è una storia italiana, ormai dimenticata, almeno da chi non l’ha vissuta o subita. E’ la storia della nostra terra.
Storia di chiese, case, beni pubblici e privati.
Storia di un lavoro immane e di indelebili amicizie
Iran
2003 TERREMOTO DI BAM BARAVAT IRAN
BAM BARAVAT Latitudine Nord 23° 33′ 15” Longitudine Est 58° 12′ 15”
All’alba del 26 Dicembre 2003 un violento terremoto scuote la repubblica Islamica dell’Iran, devastando la storica città di Bam, Patrimonio dell’UNESCO e mietendo decine di migliaia di vittime inermi. La nazione italiana si fa promotrice di coordinare i soccorsi della comunità europea e nella notte del 27 Dicembre un C 130J della 46° Aereobrigata, decolla da Pisa alla volta di Bam. Un’equipe del Gruppo di Chirurgia d’Urgenza è imbarcata insieme a tutta l’unità Mobile Medico chirurgica.
Questa storia inizia con un volo verso l’ignoto, le parole di Umberto al momento del decollo, faranno da cornice a tutta la missione: ” Questa è la più grande avventura della mia vita”
Bam, Patrimonio dell’Umanità, città millenaria sulla via della seta, meta ambita dai viaggiatori di ogni epoca e di ogni cultura
Noi l’abbiamo vista così, ormai ridotta ad un cumulo di macerie, franata come un castello di sabbia, irrimediabilmente perduto
I pochi che non erano morti sotto le macerie, provvedevano a fuggire portando con se anche i defunti
Morte, distruzione, si scava di giorno e di notte, ma dopo la speranza….la disperazione e lo sconforto
In Strada, primi contatti con persone bisognose, che però non perdono mai la loro dignità
Si opta per allestire il campo in uno spazio completamente aperto, nel nulla ai margini del deserto, aiutati dai soldati iraniani
Il Posto Medico Avanzato è pronto, si affacciano timidamente i primi pazienti
Dopo neanche un giorno, è necessario disciplinare i flussi
Mentre si continua a lavorare, non dimentichiamo di allestire spazi e ricreare aggregazione in un popolo smembrato
Un ospedale da campo, 900 unità abitative, servizi. Questo è il bilancio dell’operazione IRAN
Italiani, Iraniani, tecnici, logisti, funzionari, un’equipe solida e affiatata, sotto due bandiere, per ironia della sorte, quasi identiche
Sri Lanka
2004 MAREMOTO SUD EST ASIATICO SRI LANKA
UNAWATUNA Latitudine Nord 06° 01′ 14” Longitudine Est 80° 14′ 50”
26 Dicembre 2004 all’ora 1.54 italiana, un terremoto di inaudita violenza genera un’onda anomala che investe le coste di tutte le nazioni che si affacciano sull’oceano indiano. Il Gruppo di Chirurgia d’Urgenza attivato dal Dipartimento di Protezione Civile Nazionale, veicola immediatamente il suo personale e la sua attrezzatura verso lo Sri Lanka. Sbarcati dopo un lungo volo nella capitale Colombo, dopo aver assistito gli italiani che tentavano di rimpatriare, avviene il trasferimento verso Sud, nelle zone più colpite. Viene identificato un luogo sicuro per approntare i soccorsi, su un promontorio poco a Sud – Est della cittadina di Galle, in località Unawatuna. In quella sede, i volontari del Gruppo di Chirurgia d’Urgenza alternando il personale con turni di tre settimane, rimane operativo fino alla fine di Marzo del 2005.
Queste immagini non rendono minimamente ragione della tragedia che ha provocato in tutto il Sud Est asiatico oltre 250.000 vittime, oltre il doppio dei feriti e almeno 6 milioni di sfollati. Tuttavia, anche se alcune possono urtare la sensibilità di chi le osserva, sono state inserite in questo sito, affinché nessuno sia autorizzato a dimenticare.
Stazione dei bus di Unawatuna, o ciò che ne resta
Scene di una apocalisse
Ricerca e preservazione delle poche cose rimaste
Si presidia la casa o ciò che ne resta e ci si muove usando gli avanzi di una civiltà
Primi aiuti e l’ingresso del campo italiano
Il Posto Medico Avanzato, il ” cambio turno ” e le attività sanitarie
Aereoporti bloccati, scarsità di rifornimenti dall’Italia, si tenta di integrare la dieta
Si organizza il ritorno, sul Canadair fino a Colombo. Gli interventi della Protezione Civile italiana, sono macchie d’azzurro
Sri Lanka la ricostruzione
2007 SRI LANKA RICOSTRUZIONE DEL COLLEGE DI MAGALLE
MAGALLE Latitudine Nord 06° 00′ 45” Longitudine Est 80° 11′ 25”
Difficile farsi una ragione di quello che era successo. Difficile trovare una spiegazione razionale. Difficile, anche per un uomo di profonda fede come un monaco buddista, trovare il senso di questa immane tragedia, interrogando il mare.
Chi di noi non ha mai immaginato di avere la propria scuola in riva al mare. Bello vero?
Quei bambini potevano studiare e perdersi nei luccichii del sole riflesso dalle onde. Ma il mare quel giorno, non ebbe pietà
College Sudharma Maha Vidiyalaya a Magalle, Costa Sud dello Sri Lanka 1250 bambini prima dello Tsunami, circa 250 meno alla riapertura delle scuole. Assenti anche molti insegnanti. Ovunque abbandono e desolazione
In questo cortile c’era un fabbricato, spazzato via dalla furia del mare. Ora solo le lavagne con i nomi degli scomparsi
College di Matara, cortile della scuola. Sullo sfondo il treno nel quale, sorpresi dalla marea perirono in un attimo circa 3000 persone
Timidi segnali di ripresa, la difficile lotta per ripristinare la normalità: Scuola all’aperto 38 °Centigradi e Umidità del 100%
In questo clima e di fronte a queste drammatiche scene, oltre a prestare il soccorso sanitario per il quale eravamo stati inviati, ci facemmo carico di un’idea, di un progetto, tanto ambizioso quanto difficile. Dare nuova vita ad una scuola.
Prendemmo accordi con il preside del College di Magalle e raccogliendo una discreta cifra, frugandoci le tasche, operammo il primo acquisto di libri destinato alla nuova biblioteca. Mostriamo con orgoglio il “lungo” scontrino dell’acquisto dei libri, coordinato dalla professoressa di inglese.
Appena tornati in Italia, con altri soldi raccolti sostenemmo l’acquisto di materiale didattico vario, di una fotocopiatrice e altro materiale audiovisivo.
In Italia, il Gruppo di Chirurgia d’Urgenza, ed il Gruppo di Umana Solidarietà “Guido Puletti” di Macerata uniscono gli sforzi. Inizia una gara di solidarietà, alla quale concorrono
il Comune di Pisa il Comune di San Giuliano terme Il Comune di Vecchiano Il Comune di Vicopisano
la scuola elementare di Asciano, altre piccole associazioni, ma soprattutto moltissimi privati cittadini.
Il progetto prevede la ricostruzione di un fabbricato adibito a scuola e il finanziamento per la realizzazione di un’aula dedicata a laboratorio informatico dotata di tutte le più moderne attrezzature.
I problemi incontrati nell’affrontare e controllare un progetto a tale distanza, sono inenarrabili. In ogni modo, dopo oltre tre anni di lavori e sacrifici, venne il momento dell’inaugurazione
La targa in tre lingue, Italiano, Inglese e Cingalese, testimonia lo sforzo della Comunità Pisana. Questa targa è murata ad imperituro ricordo, all’ingresso dell’aula di Informatica. 20 postazioni con PC, Stampanti, fax e collegamento alla rete di Internet
Ha inizio la grande festa e il corteo di danze, che ci conduce verso la nuova scuola
La cerimonia ormai è conclusa, mostriamo con orgoglio queste bandiere, così diverse e così vicine
Un’altra targa in marmo nero, murata sul fronte della scuola è stata scoperta. Il Marmo lucido riflette la sagoma di due uomini, io e l’amico Paolo del GUS, una parte di noi, rimarrà lì per sempre. Sono ricordati tutti i soggetti che hanno contribuito alla realizzazione. Mancano i nomi dei più, gli anonimi ma sensibili cittadini di Pisa, che in silenzio e senza clamori, ci hanno dato un’enorme aiuto.
A loro il Nostro GRAZIE
College di Magalle il giorno dopo. Come consuetudine il cortile della scuola è invaso ed occupato anche fuori dagli orari scolastici. Si gioca a Cricket, si dialoga, si socializza. E’ un’immagine ben lontana dalla nostra idea di scuola, ma è reale e festosa.
Altro tempo è passato, le distanze grazie ad Internet si sono ridotte. Gli studenti accedono regolarmente all’aula di informatica, completata con l’istallazione dell’impianto di condizionamento. Ce l’abbiamo fatta.
Non tutte le storie moderne finiscono male. Talvolta qualche utopia diventa realtà. Talvolta la perseveranza e la determinazione, vincono le moderne logiche del tornaconto. Questa è una storia come tante, ma per una volta c’è stato un lieto fine. Dedico questa pagina a tutti quelli che ci hanno aiutato a realizzare questo progetto
A tutti i silenziosi amici, il mio più sincero e dovuto ringraziamento.
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